Galatro, la perla dei due mari

Famosa per le sue terme la cittadina di Galatro sorge in una zona affascinante dal punto di vista ambientale.

Comune settentrionale della provincia di Reggio Calabria, al confine con quella di Vibo Valentia, Galatro è si tuata a circa 158 metri dal livello del mare, sulle ultime pendici terrazzate delle Serre Calabre sud occidentali tra i confini della piana di Gioia Tauro, alla confluenza dei fiumi Fermano e Metramo. 

Circondato da colli, da ulivi, da vigne, da castagni, da aranci, Galatro è un centro collinare abitato sin dalla preistoria grazie alla favorevole collocazione tra i due mari e alla ricca orografia che ne caratterizzava sin da allora i territori. Pochi sono, tuttavia, i documenti scritti re lativi alla storia più antica di Galatro, ma sono tante le testimonianze del suo operoso passato. Quello che sappiamo è che Galatro in passato fu un rilevante centro dal punto di vista religioso. Ma è il Medioevo  il periodo storico in cui che ebbe la sua maggiore espansione crescendo come centro urbano grazie all’arrivo dei profughi delle città vicine, specie quelle costiere, insidiati dai continui attacchi dei pirati saraceni.

La storia religiosa di Galatro, da cui ne deriverà poi anche la sua importanza turistica, risale al 1075 quando in città giunsero i monaci basiliani. Si narra che degli uomini con dei carichi molto pesanti, alla fine di una lunga giornata di cammino si fermarono in un posto solitario e lontano dai rumori della guerra, situato in una località montuosa tra i fiumi Potamo e Metramo. Erano i monaci dell’Ordine di San Basilio che fuggivano dall’antica città di “Taureana”, perché distrutta dalla guerra. Uno di loro ispezionò il posto e disse: “E’ ben questo il luogo del quale eravamo alla ricerca, credo che andrà bene per noi. Ringraziamo Dio che ci ha permesso di arrivare fin qui sani e salvi”. Portavano con loro il corpo di Sant’Elia e in quel luogo edificarono un Convento e una Chiesa a Lui dedicata: da ciò derivò la denominazione della località. L’importanza dei monaci basiliani non si ferma solo alla sfera religiosa, a loro si devono, infatti, la scoperta delle fonti termali del Monte Livia, acque sulfuree dalle eccellenti proprietà curative che alimentano ancora oggi le Terme di Galatro, particolarmente rinomate.

 

Cosa vedere a Galatro

  • Il Convento di Galatro

Oggi sulle alture del Convento non
abita più nessuno, forse è rimasto solo qualche anziano pastore rassegnato a morirci. In un tempo come il nostro, che brucia ogni attesa, è stra no l’effetto che si prova a visitare le rovine del vecchio Convento: dentro le mura abbandonate. Per quello che, oggi, si può ricavare dai ruderi del Convento di Galatro, la distribuzione dei reparti conventuali era funzionale alle esigenze della vita comunitaria dei monaci. L’entrata del Convento è costituita da un portale ad arco in pietra quadrata. Appena dentro ci si trova subito in uno dei quattro corridoi del chiostro quadrato che da sul cortile interno mediante quattro serie di cinque finestre.

Il cuore del Convento, la sua unica ragion d’essere, è la chiesa, un fabbricato di forma rettangolare con i muri perimetrali lunghi circa 20 metri per dieci di larghezza. Essa è orientata verso levante e, per i tempi in cui fu costruita, doveva essere imponente. L’entrata è a ovest e tutt’intorno si sviluppano le strutture necessarie alla vita della comunità monastica: il chiostro, il capitolo, la biblioteca, il dormitorio, il refettorio, i locali per accogliere gli ospiti e diversi laboratori per la preparazione del pane, del formaggio, del vino. Il convento fu in seguito abitato dai frati Cappuccini monaci, condussero una vita tranquilla nel Convento di Galatro, fino al 1783, quando il terremoto li costrinse ad andare via, distruggendo il Convento.

I monaci vi ritornarono dopo qualche tempo aiutando la popolazione colpita dal sisma, fino a quando, il 30 marzo del 1808, furono cacciati da una legge sulla soppressione dei Conventi. Si chiuse così una pagina di storia religiosa che per lungo tempo, prima per opera dei Basiliani e poi dei Cap- puccini, innegabili benefici religiosi e sociali aveva apportato alla gente non solo di Galatro, ma di tutta la zona vicina. Oggi del monastero abbandonato alle incurie del tempo, rimane ben poco. Basta tuttavia attraversare i suoi ruderi per percepire in modo indelebile l’alone di forte spiritualità e la grandezza che ne ha caratterizzato il luogo nei secoli passati.

  • Le terme di Galatro

    Lindo e accogliente, il paese, con le case addossate le une alle altre quasi per vicendevole protezione e con il bianco calvario che svetta in cima alla collina, guarda con fiducia alle sue assai salutari acque. Il nome di Galatro e quello delle sue terme «S. Elia», da sempre, formano un tutt’uno inscindibile, per cui parlare (o scrivere) di Galatro senza ricordare le sue acque termali o, viceversa, sarebbe imperdonabile e questo perché la stessa storia economica e sociale del paese è legata alle fonti sulfuree che da sempre sgorgano dalle rocce del monte Livia, lungo la tortuosa e pittoresca valle del Fermano. Da qui sorgano le sorgenti termali alla temperatura naturale di 37°. L’acqua sulfurea-salso-iodica ha dato origine alle moderne terme convenzionate con il servizio sanitario nazionale. Le caratteristiche chimiche e organolettiche delle acque che da secoli, abbondanti, sgorgano nella valle del Fermano, nella terapia delle malattie reumatiche, hanno effetti così benèfici e salutari da indurre i pazienti a ritenerle addirittura miracolose. Per questo, nei periodi estivi e autunnali, Galatro è pacificamente presa d’assalto da migliaia di persone che nelle locali acque sulfuree-salso-jodiche trovano rimedio ai loro dolori e ai loro malanni.

Circondata colli, ulivi, vigne, castagni e aranci, Galatro è la perla dei diue mari…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Viaggi in Italia

Pin It on Pinterest

Share This