Monasterace, il piccolo borgo calabrese

Le origini del borgo di Monasterace risalgono al Medioevo quando alla distruzione di Kaulon, per sfuggire alle epidemie di malaria e agli attacchi dei saraceni, la popolazione si spostò sulle alture vicine.

 

Le origini di Monasterace

Monasteraki, che in greco vuol dire “piccolo monastero”, è il nome da cui prende origine il centro di Monasterace, piccolo borgo nell’area di Punta Stilo al confine nord della provincia di Reggio Calabria. Si è certi dell’esistenza di un piccolo monastero bizantino già nel VI secolo d.C. di cui ancora, si possono osservare i ruderi e chiamato ancora oggi di “San Marco”. Questo è stato costruito in piena area archeologica che rimanda all’antica colonia magno – greca di Kaulon, quasi quale continuità ideale nella nuova fede del cristianesimo. In seguito tutta la vallata fu un fiorire del monachesimo basiliano. Le origini del borgo risalgono, però, al Medioevo quando alla distruzione di Kaulon, per sfuggire alle epidemie di malaria che si stavano diffondendo e agli attacchi dei saraceni, la popolazione si spostò sulle alture vicine fondando nuovi villaggi. Con il passare del tempo l’esigenza di un riparo sicuro si fece sempre più sentire e sotto i bizantini furono edificate le mura di cinta e il castello.

Monasterace si divide in due frazioni:

  1. nella zona superiore del paese, sulla cima di una collinetta, sorge il piccolo Borgo medioevale, dove si possono ammirare opere architettoniche tra le più importanti della Calabria
  2.  a soli tre km dalla costa ionica meridionale sorge il nuovo centro Monasterace, “la marina”. Qui è possibile ammirare i resti dell’antica Kaulon, fiorente colonia della Magna Grecia costretta a contendere i mercati a due più grandi potenze (Kroton e Lokroi, essendo situata tra le loro zone d’influenza) e minacciata da nemici esterni, come i siracusani, che la assediarono e distrussero.

La storia

Monasterace è quindi uno dei pochi paesi della Calabria ad avere due origini: magno greca e medioevale.

Il castello di Monasterace superiore è ormai poco più di un rudere in certe sue parti e si trova in centro paese. Si può raggiungere solo a piedi o con un mezzo piccolo perché le stradine del paese sono piuttosto strette e ripide. La fortezza medievale, probabilmente costruita nell’XI secolo, presentava le stesse strutture architettoniche dei castelli dell’epoca: base quadrata, quattro torri a forma di parallelepipedo a base rettangolare ai lati, ampio cortile interno con al centro una cisterna che serviva a raccogliere l’acqua piovana e ponte levatoio.

Durante la dominazione normanna, nel 1113 circa, i Cavalieri di Rodi assunsero la Signoria del paese e il castello fu trasformato in una specie di monastero-ospizio per accogliere i viandanti. Dal XV secolo in poi il feudo divenne proprietà di diversi signorotti tra cui i marchesi di Francia che, nel 1921-22, vendettero il castello al cavalier Giuseppe Sansotta, uno dei più ricchi commercianti del paese, il quale operò una ristrutturazione dei locali per poi rivenderli a privati cittadini che ne modificarono la struttura originaria facendogli perdere ogni caratteristica di fortezza.

Il borgo

Il borgo, raggiungibile da tre porte:

  1. la Portella o Porta Marina a est che è l’entrata principale;
  2. la Porta, lato sud, che conserva tutte le caratteristiche antiche;
  3. la porta detta “tripu” costruita in tempi moderni, si mostra agli occhi dei visitatori come una variegata combinazione di elementi antichi e moderni.
L’antica Kaulon

La scoperta di Kaulonia sul territorio dell’odierna Monasterace Marina è merito dell’archeologo di Rovereto Paolo Orsi durante la campagna di scavi eseguita tra il 1912 e il 1915. Il Parco Archeologico si estende su una fascia parallela alla linea di costa, a pochi km dalla spiaggia, e comprende un ampio settore dell’abitato antico e l’area sacra del tempio dorico. L’area degli scavi è accessibile attraverso il sottopasso della SS Jonica 106, in prossimità del Museo. Come le altre colonie della Magna Grecia, anche Kaulon era organizzata secondo un preciso impianto urbanistico.

In età ellenistica, a seguito della distruzione della città operata nel 389 a.C. dal tiranno di Siracusa Dionisio I, lo  spazio urbano fu riorganizzato secondo l’impianto regolare “ippodameo” (dal nome dell’architetto, Ippodamo di Mileto): uno stretto reticolo stradale (stenopoi), disposto da monte a valle per facilitare lo scorrimento delle acque, che si intersecava ortogonalmente a strade larghe (plateiai). Risultavano così degli isolati divisi in lotti mediante strettissime intercapedini, ogni lotto era poi suddiviso in due case quadrangolari.

Un percorso basso, parallelo alla linea di costa, che ricalca l’andamento di uno degli assi viari principali di Kaulonia (plateia S2), permette di prendere visione dei resti dell’abitato con il suo impianto regolare e le sue case, conservate a livello delle fondazioni dei muri. Il tratto terminale del percorso sfocia nell’area sacra del tempio dorico, con il basamento del tempio stesso e dell’altare, la gradinata e altre strutture di carattere sacro. Ritornando indietro, una stradella alta conduce a una delle case più lussuose dell’antica Kaulonia, la Casa del Drago, dal nome del mostro marino raffigurato nel mosaico policromo che decorava uno dei pavimenti, opera scoperta nel 2013 dall’archeologo Francesco Scuteri ora custodito nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

La casa del Drago si estende sulla superficie di un intero lotto, 17 metri per trentacinque, in genere occupato da due abitazioni, bipartita da un lungo muro divisorio: a nord il settore di rappresentanza, a sud quello residenziale. L’ingresso immetteva in uno stretto corridoio che dava accesso a un ampio cortile, accuratamente pavimentato in cocciopesto con tessere bianche e nere sistemate in modo da formare strisce di colore alternato. Attorno al cortile correva un porticato (pastás), sul quale a ovest si affacciavano tre sale da banchetto con i letti conviviali, due delle quali dotate di un pavimento a mosaico.

Il mosaico del drago decorava la soglia del vano più esteso, all’interno del quale compare un riquadro centrale a onde stilizzate, impreziosita al suo interno da un tappeto musivo bianco bordato da una fascia decorata in tessere di basalto nero. Le ricerche archeologiche nell’abitato a Nord del tempio dorico hanno condotto al rinvenimento di un edificio di particolare interesse, compreso fra la grande strada parallela alla linea di costa, plateia, e due strade strette, stenopoi. Si tratta delle Terme di Nannon. Di grande interesse archeologico e visitabili all’interno del parco archeologico nell’estremità Nord-Est dell’abitato di Kaulon si trovano i ruderi di una chiesa, detta di S. Marco dalla tradizione locale, mentre il tempio dorico, che fu scoperto negli anni 1912-13 da Paolo Orsi, lo ritroviamo entro una complessa e articolata area sacra indagata a più riprese nella seconda metà del secolo scorso e oggetto, dal 1999, di ricerche in collaborazione con la Scuola Normale Superiore di Pisa.

Monasteraki, prima rifugio e poi monastero a guardia dell’antica Kaulon

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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